Pietro di Vivai Mola della Badia coltiva piante autoctone e forestali da più di 20 anni.
Per 20 anni ha raccolto semi, prelevato talee e allevato abbastanza piante da rendere il conteggio del suo parco prodotti una task che ha impegnato settimane intere per essere completata.
Dalle 2640 metasequoie prodotte solo nel 2023 alle decine di pacchi di semi di specie mediterranee insolite—come la Ginestra di Ponza—, abbiamo speso la prima parte di Settembre a organizzare i prodotti, misurarne le altezze e contarne le quantità disponibili per la vendita.
Scopo del conteggio: finalizzare il nuovo eshop del vivaio e rendere disponibili i prodotti coltivati a tutto il mercato italiano .
Raccolte le quantità e le specifiche dei prodotti, la parte più consistente del lavoro, nella sua prima battuta, è stata nel preparare un database che ci permettesse di organizzare un caricamento fluido dei prodotti su Shopify.
Una grande tabella excel in cui i prodotti venivano definiti dal loro codice (SKU) e accompagnati dalle informazioni basilari (tipologia, quantità, prezzo di vendita e simili) è stato lo scheletro su cui si è poggiato tutto il lavoro.
Le informazioni secondarie dal punto di vista tecnico, primarie dal punto di vista di UX, sono state integrate successivamente: le immagini di prodotto, la loro descrizione, il modello della pagina-prodotto di riferimento e l’associazione alla collezione giusta sono tutte caratteristiche essenziali per permettere al cliente una scelta conscia e un’esperienza di acquisto piacevole e semplice (e che chiedono una cura non solo tecnica e logica, ma anche uno studio accorto sulle necessità del cliente).
La prima considerazione fatta per la buona riuscita del progetto è stata sulle immagini.
Metti caso vuoi comprare una lavanda.
L’immagine di un piccolo pane di terra da cui radica una pianta alta 10 cm, su fondo bianco, non è accattivante.
Il fiore violaceo e famigerato della lavanda, invece, è tanto riconoscibile quanto piacevole all’occhio.
Allora, per te utente, la prima immagine da vedere per ogni pianta deve essere quella del suo fiore o del suo frutto, o, nel caso di alberi, del suo tronco e della sua chioma.
La seconda—da vedere facilmente in hover sul desktop—deve rispondere alla domanda successiva: “bella, ma che pianta mi arriva a casa? Com’è fatta?”.
Questa idea ha fatto nascere l’esigenza di avere per ogni prodotto almeno 2 immagini, una evocativa, significativa della pianta e una specifica del prodotto che sarà poi spedito.
Come per le immagini, lo stesso processo è stato messo in pratica per le descrizioni delle piante, che includono una spiegazione generale della pianta stessa, le indicazioni sulla cura e infine le informazioni di carattere botanico.
L’ultima parte di applicazione di questo percorso di scelte progettuali—e l’unica ancora in sviluppo— è relativa al nome dato ai prodotti: non avendo ancora abbastanza dati per definire al meglio la buyer persona che sta navigando sullo shop, le piante vengono definite a oggi con il loro nome scientifico, così da permettere ai clienti più colti (come quelli che già acquistano lotti di piante sul canale ebay del vivaio) di scegliere con esattezza la cultivar da acquistare.
Il formato scelto è stato Nome scientifico (formato della pianta) - nome comune.
Nel futuro, vista l’ottica più consumer-friendly dello shop odierno, probabilmente il nome dei prodotti seguirà uno schema diverso: nome comune (formato della pianta) - Nome scientifico, così da permettere a un cliente più casual, come quello che cerca una Lavanda in vaso, di acquistare facilmente la pianta che vuole, non dovendosi preoccupare di come Miller l’abbia definita Angustifolia, quella “Lavandula”, per le sue foglie strette, anguste.
Che è successo dopo queste considerazioni.
Prese tutte le informazioni, creati e ottimizzati i database, organizzate le cartelle di immagini di prodotto e le immagini evocative, il lavoro successivo è stato fatto con un massiccio upload su Shopify.
Bello, lineare, rapido.
In teoria.
In pratica, Shopify è una piattaforma estremamente versatile e fluida, ma l’idea di “Bulk editing” non va propriamente d’accordo con i gestionali che shopify offre.
Le parti elementari dei prodotti, come le quantità e i prezzi, possono essere caricati in blocco su Shopify attraverso un file csv semplice, ma le informazioni più specifiche, come i metafield, devono essere impostati manualmente. Il che, su 1300 prodotti, è impensabile.
Come spesso succede per davanti a ogni limitazione tecnica c’è—per fortuna—un workaround: un plugin di Shopify, Matrixify, che permette un controllo maggiore sui campi di lavoro e che consente quindi di caricare in batch anche quelle informazioni secondarie—sempre primarie in ottica UX—che fanno la differenza nell’esperienza di shopping.
Qualche giorno fa, dopo lunghe attese scandite dalle mail di Matrixify che ci informavano sullo stato di upload dei dati, abbiamo visto lo shop completo: 1269 prodotti online, divisi per categorie, organizzati in collezioni e ben presentati con immagini scelte ad hoc.
Lo shop è ora completo, e visto il buon lavoro fatto sui social media del vivaio, è passato solo qualche giorno prima che cominciassimo a raccoglierne i risultati.
Adesso che il caricamento è stato fatto e che lo shop è pronto, immagino ci prenderemo un po’ di tempo per godere i frutti di questo lavoro.
Al più presto però sarà da pensare alle nuove semine: uno shop non vive da sé, va alimentato. Ci sarà da capire quali tattiche di marketing continuare a coltivare e quali nuove saranno da implementare.
Non posso dire quale, ma c’è un obiettivo da raggiungere.
Un Olio extravergine di ottima qualità e accessori per la tavola e per la casa dal fascino esotico e dal posizionamento elitario.
Da una parte è greenwashing, dall’altra parte è una tattica salubre: ci sono aziende che per ogni albero abbattuto e utilizzato ne piantano due. La domanda è: chi li pianta i due alberi?
BeSouth—e la sua azienda madre—collaborano da tempo con Mares. Nell’abilità dell’azienda nel progettare; produrre e distribuire scarpe, Mares si è affidata a BeSouth per il design di una collezione nuova, supportata da una tecnologia—la Aquadrena che dà il nome ai prodotti—che permettesse un drenaggio rapido della suola attraverso la sola pressione dei passi. Visto il buon risultato che il design del sito stava promettendo, è nata l’idea di creare una sezione dedicata ai 3 modelli di scarpe Mares Aquadrena. Una sezione più contemporanea nello stile, quasi tecnologica, ispirata nell’impostazione visiva al design cyberpunk.