Le Tiny House sono un mondo che comincia a essere parlato e vissuto anche qui in Italia. Principalmente le usiamo a mo’ di casa-vacanze dentro scenari insoliti, ma la finestra del mercato immobiliare è in espansione. L’idea di vita off-grid, poi, sempre più affascinante.
Con Giulia Fasoli abbiamo cercato di lavorare su questi macro-concetti, creando un apparato visivo e strategico che permettesse alla sua azienda, appena nata, di affacciarsi al mercato e di accedere ad alcuni finanziamenti.
In fase di ricerca, tra analisi del benchmark e delle dinamiche del settore, sono emersi i due grandi “pain point” che il brand avrebbe dovuto intercettare per creare un’offerta utile per il suo target: costruire una Tiny House in Italia è complesso—per burocrazie e dinamiche legali non definite—; e acquistarle richiede un investimento importante—abbastanza da scoraggiare un’alta percentuale di interessati.
Per rispondere a questi due punti, è stato fatto con Matteo Miroddi uno studio oculato delle dinamiche legali riguardanti le Tiny House, con l’obiettivo di costruire consulenze e servizi a valore aggiunto per il target; insieme, è stata sollevata la necessità di creare un prodotto di facile costruzione, modulare, e perciò contenuto nei costi.
Il design del logo e delle sue applicazioni, il design del web e del materiale utile per gli eventi (come la Fiera di Parma a cui Giulia ha partecipato) sono stati elementi fondamentali della progettazione, ma di secondo piano rispetto al focus principale dell’obiettivo posto insieme al brand: imparare a dialogare con i clienti, saper negoziare, comprenderne i bisogni e offrire soluzioni utili.
Le lead intercettate per il brand sono state un buono supporto verso l’imparare come posizionare un’offerta e come saper dialogare con un potenziale cliente.Gli elementi di comunicazione disegnati per il brand hanno posto una base per iniziare questo dialogo.
In questo senso, il design della comunicazione semplifica un processo, o lo mette in moto. L’abilità, la percettività, l’empatia permettono di mandarlo avanti. O, come si dice nel caso di un deal, chiuderlo.
Nel corso del tempo le parole cambiano utilizzo. Così il marchio è rimasto marchio e il brand è diventato qualcosa di più grande. È famosa la citazione secondo cui “il brand è quello che dicono della tua azienda quando tu non sei presente”. Il marchio è l’apparato visivo di un’azienda, il brand è diventato la percezione che si ha di un'azienda.
Vengo contattato per un video pubblicitario, lì per lì. Storia fatta breve, le necessità erano di portata diversa: diffusione del brand, reputazione, supporto alle vendite. Storia fatta breve: due anni dopo le sue birre nuove vengono premiate a Zurigo e a Francoforte.
Da una parte è greenwashing, dall’altra parte è una tattica salubre: ci sono aziende che per ogni albero abbattuto e utilizzato ne piantano due. La domanda è: chi li pianta i due alberi?